Ljudmila M. Pavličenko – La cecchina dell’Armata Rossa

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“Il tiro diretto di un cecchino è una cosa straordinaria! In un colpo del genere, la traiettoria del proiettile non si alzava oltre il bersaglio per l’intera distanza del tiro. Impostando il mirino sul 6 e mirando alle calcagna dei soldati nemici, si riusciva a sparare una serie di colpi senza resettare il mirino telescopico. Gli ostili venivano prima colpiti alla gamba e poi, man mano che si avvicinavano, allo stomaco e, ancora più vicini, a 300 metri, al petto. Alla fine toccava alla testa”.

La guerra attraverso un’ottica telescopica di donna

Dotata di grande intelligenza e tecnica, Ljudmila Pavlicenko detiene il record di 309 uccisioni confermate, tra cui 29 tiratori scelti. Quando, nel 1941, la Germania di Hitler entrò in guerra contro l’Unione Sovietica, la nostra donna, che era un’appassionata di tiro a segno, decise di interrompere gli studi per diventare una delle 2000 cecchine a servizio del proprio Paese.

Foto d’epoca dell’autrice del libro, in posa con l’immancabile Mosin Nagant. Questo scatto in particolare risale al 1942, in un periodo in cui la nostra cecchina era già diventata famosa e i lettori sovietici amavano seguire le sue imprese sui giornali

L’Armata Rossa, infatti, fu l’unica fra le forze armate maggiori dei Paesi belligeranti durante la Seconda guerra mondiale a permettere il servizio attivo alle donne. Per chi fosse interessato, sul blog è presente anche la recensione di un libro che raccoglie le storie di guerra delle donne sovietiche. Per la verità, ci sono stati altri casi nella Seconda guerra mondiale di combattenti donne, come nella Berlino assediata proprio dai Sovietici nel 1945, dove è verosimile che si fronteggiarono donne arruolate nei due schieramenti opposti, o; in generale, poi, le donne furono molto attive nelle formazioni partigiane di tanti paesi, e nel caso dell’Italia le donne combatterono anche come ausiliarie in seno all’esercito della Repubblica sociale. Speriamo presto di potere occuparci anche delle loro storie.

Questo francobollo della Federazione Russa ricorda Marina M. Raskova, la prima donna sovietica a diventare navigatrice a bordo di un aereo. Non si tratta della prima donna in assoluto a far parte dell’equipaggio di un aereo, né della prima pilotessa in assoluto: varie donne, anche in Italia, avevano partecipato, come lei, ai famosi raid aerei che segnarono tanti record. Solo le donne russe però poterono continuare a volare anche in guerra: un onore che purtroppo costò alla Raskova la vita, quando il bombardiere Pe-2 di cui era navigatrice si schiantò durante un atterraggio d’emergenza nel 1943, nei pressi di Stalingrado

La cecchina dell’Armata Rossa di Ljudmila Pavlicenko riesce a toccare l’orrore della guerra con tanta leggerezza quanto il colpo che partiva dal suo fucile dopo ore di appostamento tra fango e neve.

Tra le circa 2000 cecchine dell’Armata Rossa, ricordiamo qui Aliya Moldagulova (in foto), nativa dell’odierno Kazakhistan. Le stime sulle sue uccisioni variano dalla trentina a 91; quel che è certo, però, è che morì combattendo, appena diciottenne, nel 1944, nei pressi di Leningrado, l’attuale San Pietroburgo


Diciannove capitoli di pure emozioni dettate dall’emotività e dolcezza che solo una donna sa evocare. Le descrizioni sono molto dettagliate, tanto da far sembrare al lettore di trovarsi, per un istante, accanto a lei, durante un appostamento.
Il libro in copia fisica è venduto a 22€, e li vale tutti. Il volume contiene innanzitutto la prima traduzione italiana dell’autobiografia della donna, che scomparve all’età di 58 anni nel 1974 dopo aver pubblicato l’originale russo. Le sue pagine rievocano tutte le sfide affrontate ed anche la grande e decisiva battaglia di Sebastopoli. Il testo, infine, è corredato da numerose immagini d’epoca: insomma, un vero e proprio libro di cultura storica ed emotiva

Questa foto d’epoca ritrae alcuni soldati sovietici a Sebastopoli accanto ad uno dei temibili commissari politici, che sta spiegando il funzionamento della mitragliatrice Maxim. L’attento posizionamento di armi come queste, oltre che degli esperti cecchini come Ljudmila, permise la strenua difesa dell’importante città portuale