Guida all’impiego dei mezzi corazzati su ArmA III – Parte III – Protezione

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Dopo l’uscita del DLC Tanks e il relativo aggiornamento di ArmA III, la qualità della simulazione dei veicoli è cresciuta in modo apprezzabile, con sistemi di puntamento moderni, un criterio di valutazione dei danni migliorato, dettagli degli interni e un comportamento dei mezzi più realistico. Un numero crescente di mod ha inoltre introdotto nuovi veicoli nella simulazione, spesso con alti livelli di dettaglio. Per meglio orientarsi nell’utilizzo dei veicoli corazzati in ArmA III è nata questa guida in 6 puntate, realizzata da Giantsquid, con la collaborazione di Tornaquinci (Comandi, parte 6), partendo da un’idea di Skagerrag.

Versione 1.2

3.1 TIPOLOGIE DI CORAZZATURA
Il miglior sistema per sopravvivere a lungo è non farsi colpire, rimanendo nascosti o evitando il fuoco nemico, ma quando lo scontro si prolunga è inevitabile che un veicolo corazzato debba incassare vari tipi di munizioni, limitando i danni grazie alla corazzatura. Questa ultima è cresciuta di spessore e complessità nel corso degli anni, ma può essere classificata in alcune categorie, sotto descritte.

Corazza omogenea di acciaio o altro metallo. Modello impiegato su quasi tutti i veicoli fino agli anni settanta. Ugualmente efficace verso munizioni AP e HEAT. E’ lo standard di riferimento per le corazze: la parte frontale di un MBT T-72B, per esempio, offre una protezione equivalente a circa 500-600 mm di acciaio tenendo conto di spessore e inclinazione. Si tratta spesso di un valore medio, però indicativo del livello di protezione di un mezzo (vedi sotto).

Corazza spaziata o composita. Prevede strati di metallo, intervallato con ceramica, plastica, aria e leghe speciali ed è ormai la norma su molti veicoli pesanti. A parità di spessore è efficace almeno come una corazza in acciaio verso munizioni AP, ma ha una resa molto migliore contro le HEAT. Per fare un esempio pratico, una corazza spaziata avanzata che offre l’equivalente di 500-600 mm di spessore di acciaio verso munizioni AP può fornire l’equivalente di 800-1000 mm contro munizioni HEAT.

Corazza reattiva (ERA). Si applica sulla corazza del mezzo ed è composta da mattonelle esplosive collocate sopra lo scafo e la torretta del veicolo che disturbano il jet delle munizioni HEAT e, in misura inferiore, anche le munizioni AP (solo per le corazze reattive più recenti). Ha lo svantaggio di deteriorarsi rapidamente, perché ogni impatto fa detonare alcune mattonelle sul veicolo, rendendo più vulnerabile l’area colpita. Alcuni dei missili o razzi più moderni usano testate HEAT in tandem per ridurne l’efficacia: una prima carica più piccola fa saltare la mattonella e la seconda “aggredisce” la corazza.

T-72A con corazza reattiva (da RHS), che nell’immagine appare come un rivestimento di mattonelle sui lati e la torretta del mezzo. Le due sezioni annerite sul fianco prive protezione sono punti di impatto di lanciarazzi. In questi punti la corazza reattiva ha impedito la penetrazione ma si è degradata, quindi un altro centro nello stesso punto può portare alla perforazione del carro.

Corazza Slat. Anche questa si applica sulla corazza del mezzo e prevede una gabbia metallica o appositi spessori o catene che fanno detonare prematuramente le munizioni HEAT rendendole meno efficaci. Come la corazza reattiva tende a deteriorarsi ad ogni impatto.

Vetri blindati. Sono propri solo del parabrezza di alcuni corazzati leggeri. Garantiscono un’ottima visibilità all’equipaggio ma spesso forniscono protezione solo per armi di piccolo calibro, di solito fino al 7,62 mm.

Esempio di corazza Slat e vetri blindati su un APC Nexter Titus con torretta a controllo remoto e cannone da 20 mm. Il mezzo è protetto fino al 12,7 mm su 360 gradi (quindi circa un Livello IV, vedere sotto), vetri esclusi, e le griglie SLAT consentono di incassare almeno un RPG-7V senza subire danni allo scafo. Le ruote sono comunque molto vulnerabili ai razzi e alle mitragliatrici pesanti.

Quale che sia il livello di protezione, è importante ricordare che la corazza più spessa è sempre quella anteriore, seguita quella laterale, del tetto e infine il retro (vi sono alcune eccezioni tra i veicoli leggeri, protetti allo stesso modo su 360 gradi). Più è inclinata, migliore è la resa, soprattutto contro le munizioni AP, e i veicoli con motore anteriore hanno spesso un livello di protezione migliore per l’equipaggio, almeno nell’arco frontale. La corazza non è mai uniforme nel quadrante considerato. Come si può vedere nel diagramma in pagina, la protezione frontale di un T-72B della fine degli anni ’80 può variare ampiamente nei valori di spessore equivalente verso testate KE (cioè perforanti ad energia cinetica, oppure AP, come gli APFSDS) e le testate HEAT (Missili e lanciarazzi). I valori medi si collocano attorno ai 450mm per il KE e 550mm per l’HEAT. Viene da pensare quindi che un proiettile APFSDS (quindi munizione a energia cinetica KE) capace di penetrare fino a 500 mm sia sempre in grado di distruggere il mezzo, ma in realtà non è affatto così, perché tutto dipende dal punto di impatto, dall’inclinazione con la quale il proiettile colpisce il veicolo e dalla distanza (il proiettile perde velocità e quindi capacità di perforazione dal momento in cui lascia la canna). In più la testata deve avere abbastanza energia, sotto forma di un surplus di capacità di penetrazione, da fare danni all’interno del veicolo. Quindi più che ragionare in termini assoluti (la tale arma può distruggere il bersaglio/non può distruggere il bersaglio) è più corretto pensare in termini di probabilità: con un centro sull’arco frontale a breve distanza ho, per esempio, il 30% di mettere fuori combattimento il mezzo nemico, perché devo colpire il punto giusto, con la corretta angolazione e fare abbastanza danni. A distanza ravvicinata è possibile cercare di colpire i punti deboli, aumentando la possibilità di neutralizzare il bersaglio (vedere sotto)
In più, solo le testate più grandi possono mettere fuori combattimento un carro come questo con un solo colpo. Un’arma non più moderna come l’RPG-7V può perforare un T-72B sul fianco, ma molto probabilmente riuscirà solo a danneggiarne alcuni componenti, senza produrre un’esplosione catastrofica. Molto meglio che niente: un carro danneggiato perde la sua efficacia in combattimento, è più facile da colpire e può essere abbandonato dal suo equipaggio.

Diagramma con lo protezione frontale di un T-72B e lo spessore equivalente della corazza per munizioni a energia cinetica (KE) e chimica (HEAT). Fonte: simulatore Steel Beast PRO
Due IFV Marshall (Badger) sorpresi da un bombardamento di artiglieria da 155 mm. A queste distanze, con granate HE che cadono a 10-30 metri dai veicoli, possono essere danneggiate diverse componenti dei mezzi, soprattutto le ruote. Un impatto diretto, anche se raro, può distruggere completamente il bersaglio

3.2 VULNERABILITÀ DEI MEZZI CORAZZATI AD ARTIGLIERIA E MINE
Oltre che da missili e cannoni, i mezzi corazzati possono essere messi fuori combattimento da armi a tiro indiretto, come l’artiglieria. Ottenere un centro diretto su un veicolo, soprattutto se in movimento, è molto difficile, quindi le schegge sono la minaccia principale. Normalmente le schegge di proiettili HE fino a 81 mm sono ritenute equivalenti nelle capacità di penetrazione ad armi portatili, mentre quelle più pesanti da 155 mm hanno effetti paragonabili ad una mitragliatrice pesante, se arrivano da più di 20-30 metri di distanza e anche peggio su distanze ravvicinate. In ArmA, in caso di impatto diretto o molto ravvicinato, comunque, un proiettile HE da 155mm può mettere fuori combattimento corazzati leggeri e medi, come gli IFV, o danneggiare alcune componenti di un MBT. In più, le munizioni di artiglieria da 155mm possono disperdere mine anticarro, antipersonale, fumo e anche submunizioni. L’artiglieria pesante, quindi, non va mai ignorata, soprattutto dai corazzati leggeri ruotati.
Contro i corazzati risultano tipicamente più efficaci le submunizioni con piccole testate HEAT rilasciate in gran numero da granate e razzi di artiglieria (es: razzi MRLS da 270 mm con 644 piccole granate anticarro, granate da 155 mm con circa 100 munizioni DPICM). In ArmA base queste submunizioni, che vengono disseminate dai razzi dei sistemi di artiglieria Zamak MRL e Sandstorm e dalle granate cluster da 155 mm, hanno testate HE troppo piccole per distruggere un mezzo con un impatto diretto, ma possono comunque danneggiare alcuni componenti nei veicoli più leggeri, come le ruote.
Alcuni proiettili di artiglieria (in ArmA: Laser guided e guided 155 mm con testate HE) prevedono l’uso di sistemi di guida terminale, rendendoli simili a missili. In ArmA nel caso delle munizioni “Guided”, a guida IIR (vedere potenza di fuoco, sezione sui missili), è importante fornire coordinate precise, perché la testata agganci correttamente il veicolo bersaglio, che deve trovarsi in un diametro di 800 metri dal punto di impatto della granata per essere “visto” dal sensore. I proiettili “Laser guided”, invece, devono essere illuminati da un designatore laser nella fase terminale, perché dotati di una guida SALH simile a quella di alcuni missili. In ArmA queste armi hanno testate HE e sono meno efficaci dei missili; è meglio impiegarle su veicoli medi e leggeri stazionari o in movimento lento oppure contro unità di fanteria ben nascoste.

Un ultimo livello di minaccia è rappresentato dalle mine anticarro e dagli IED (improvised explosive device). Il livello di letalità dipende drammaticamente dalla potenza della carica esplosiva: una mina anticarro classica può distruggere un veicolo leggero o i cingoli di un mezzo pesante, immobilizzandolo, ma sono state impiegate con successo anche IED gigantesche in grado di danneggiare gravemente MBT come Merkawa ed M1 Abrams. Per essere davvero efficaci mine e IED devono essere ben nascoste, ma in ogni caso la sola minaccia della loro presenza può scoraggiare il movimento dei mezzi.

Un BMP-1 completamente distrutto da una IED (IED Large per ArmA) nascosta alla base della roccia a destra, dietro ad un cespuglio

3.3 IL MODELLO DI DANNEGGIAMENTO DEI MEZZI IN ARMA III
Prima degli aggiornamenti di Tanks DLC, il modello per il calcolo del danno subito in ArmA III è sempre stato piuttosto vago e imprevedibile. Si basava su immaginarie sfere con “punti ferita” (hit points) collocate nel veicolo che si riducevano in funzione degli impatti ricevuti. Se il numero di questi punti ferita per lo scafo del mezzo (hull) arrivava a 0 il mezzo esplodeva.
Il nuovo sistema, a partire da Tanks DLC, dà un peso molto maggiore alla corazza rispetto ai “punti ferita”, la quale risulta in grado di bloccare del tutto alcuni calibri o testate, pur mantenendo il sistema della sfere all’interno del veicolo in alcuni punti vulnerabili, che sono motore, vano dell’equipaggio, taniche carburante. Oltre a gestire meglio la diversa penetrazione delle testate a energie chimica e cinetica, aggiunge diversi tipi di corazze addizionali, sotto forma di SLAT, ERA leggera e ERA pesante. Il danno su questi componenti esterni, sotto forma di mattoni ERA distrutti o piastre SLAT danneggiate, è anche visibile e consente di valutare se un veicolo ha già ricevuto dei colpi di una certa entità. In caso di danneggiamento, elementi come cingoli, ruote, torrette telecomandate non compromettono la salute dello scafo, che deve essere colpito in pieno da armi adeguate per incamerare danni. Solo le torrette con equipaggio, il vano motore e le taniche di carburante trasferiscono una parte del danno che hanno ricevuto allo scafo. Anche se un’arma pesante non distrugge il mezzo e non lo perfora può comunque renderlo più vulnerabile ai colpi successivi. Un display in alto a sinistra evidenzia le varie componenti del mezzo (scafo, torretta, cingoli o ruote, taniche carburante, motore) , colorandole diversamente in funzione dello stato: bianco = OK, arancione = danneggiato in modo serio; rosso = fuori combattimento. Se lo scafo diventa rosso il veicolo può anche esplodere.
Nonostante le migliorie, il sistema non è del tutto affidabile e spesso si verificano delle anomalie, in special modo quando sono coinvolti mezzi con corazzature pesanti, come gli MBT. A volte capita che certi veicoli risultino troppo resistenti (o anche troppo fragili, magari anche in singoli componenti) soprattutto quando si usano mod come RHS. Risulta difficile fornire dei parametri di riferimento a causa dei frequenti aggiornamenti di ArmA e delle Mod che possono creare sbilanciamenti momentanei. Un sistema percorribile, nelle missioni COOP, è vigilare con lo Zeus su quello che accade sul campo di battaglia e intervenire localmente sulla tabella danni di alcuni mezzi, per rimediare ad eventuali deficienze del sistema. Non è un approccio ideale ma può funzionare piuttosto bene. Basta accedere alla tabella del mezzo con doppio click e intervenire sulla voce Health. Con la mod Zeus Achilles, cliccando sulla voce Damage della scheda del mezzo in basso è anche possibile danneggiare in modo selettivo alcune componenti del veicolo. Per esempio per simulare un colpo che ha messo fuori combattimento il motore di un mezzo.

Questa tavola, che prende ad esempio un IFV Marshall (Badger), esamina il sistema di danneggiamento dei veicoli in ArmAIII. Le aree colorate sono quelle più vulnerabili, che sono prese in considerazione dalla simulazione.
Giallo – motore – ENG
Verde – Scafo ed equipaggio – HULL
Marrone – Arma principale – GUN
Viola – Taniche carburante – FUEL
Rosa – Anello torretta – TRT
I colpi che perforano la corazza e infliggono danni allo scafo (verde) possono provocare la distruzione del veicolo, oltre a uccidere l’equipaggio. Se vengono colpiti altri componenti, questi possono essere danneggiati e non funzionare più, oltre a “trasferire” comunque una parte di danno anche allo scafo, poiché contenuti al suo interno. Le ruote o i cingoli (qui non evidenziati) possono essere distrutti ma, essendo esterni allo scafo, non provocano un indebolimento della struttura del veicolo

3.4 STANDARD DI PROTEZIONE DEI MEZZI CORAZZATI
Valutare il grado di protezione di un veicolo corazzato non è sempre semplice, perché esistono centinaia di modelli diversi, i cui valori possono essere alterati da modifiche o “upgrade”, come le corazze addizionali, applicate all’esterno. Prima di uno scontro in ArmA è quindi importante studiare le caratteristiche dei propri mezzi e quelle del nemico, ricordandosi che, in linea di massima, gli MBT sono i bersagli più protetti, seguiti dagli IFV, dagli APC e infine dai veicoli di supporto. Alcuni “IFV pesanti” recenti hanno standard di protezione paragonabili a quelli degli MBT, e vengono usati da alcuni eserciti in condizioni particolari (tra questi il Panther (Namer), ricavato dai primi Merkawa MBT, impiegato da Israele soprattutto nei combattimenti urbani).
Per orientarsi sulla protezione dei veicoli leggeri e medi esiste un sistema di classificazione impiegato dalla NATO che è applicabile anche in ArmA (STANAG 4569), qui sotto presentato in forma semplificata.

L’APC BTR-70 è vulnerabile a qualunque cosa non sia un’arma portatile leggera o una granata, quindi è un Livello 2. Può essere perforato anche dalle mitragliatrici medie da 9,3 mm o .338 da centinaia di metri di distanza.

Livello 1 – Arresta 7,62 e 5,56 mm su 360 gradi, schegge di granata da 155 mm a 100 metri. Esempio: Vetture blindate
Livello 2 – Arresta 7,62 AP su 360 gradi, schegge di granata da 155 mm a 80 metri. Esempio: Vetture blindate, BTR-60 e 70
Livello 3 – Arresta 7,62 AP su 360 gradi, schegge di granata da 155 mm a 50 metri. Esempio: Fennek, Ifrit, Hunter
Livello 4 – Arresta 14,5 mm AP sull’arco frontale, schegge di granata da 155 mm a 30 metri. Esempio: M113, BMP-1 e 2
Livello 5 – Arresta 25 mm AP sull’arco frontale, schegge di granata da 155 mm a 25 metri. Esempio: BMP-3M, Marshall (Badger IFV), Freccia
Livello 6 – Arresta 30 mm AP sull’arco frontale, schegge di granata da 155 mm a 10 metri. Esempio: BTR-K, M2A3 Bradley.

Un IFV come il BTR-K (BM-2T Stalker) può essere considerato un Livello 6. Sull’arco frontale può arrestare un 30 mm AP e armi anticarro leggere, grazie alla corazza composita, mentre tutto lo scafo è protetto fino al 20 mm AP. La torretta a comando remoto, tuttavia, può essere messa fuori combattimento da più colpi a segno da 12,7 mm

Per i mezzi più pesanti risulta difficile dare dei parametri di riferimento, anche perché la reale efficacia della corazzatura degli MBT è uno segreti meglio custoditi dagli eserciti di tutto il mondo. Risulta comunque possibile fare qualche considerazione sul livello di protezione basandosi sulla generazione dei veicoli e sulle esperienze di combattimento declassificate degli ultimi 30 anni.

MBT di prima generazione degli anni ’50-’60 (T-55, M-47, M48, Centurion, primi T-62). Hanno corazze di acciaio omogeneo con spessore effettivo dell’ordine dei 150-250 mm sull’arco frontale. Sono abbastanza protetti dai vecchi cannoni anticarro con munizioni AP da 76-90 mm ma risultano vulnerabili a tutte le armi HEAT, compresi i cannoni senza rinculo o lanciarazzi leggeri come l’RPG-7 o l’M72 LAW.

MBT di seconda generazione degli anni ’60-’70 (T-62, primi T-72, Leopard 1, AMX-30, M60, Chieftain). Hanno livelli di protezione superiori ai loro predecessori, attorno ai 300-500 mm di spessore equivalente della corazza, ma non introducono modifiche rivoluzionarie alla protezione. Alcuni presentano primitive corazze spaziate che possono ridurre l’efficacia delle armi anticarro leggere ma non degli ATGM, compresi quelli più datati come i primi Milan e TOW. Molti di questi carri sono ancora in servizio oggi in grandi numeri, con miglioramenti che ne migliorano protezione e potenza di fuoco (T-72B, M60 Sabra).

Un Leopard 1 dei primi anni ottanta, un esempio di MBT di seconda generazione che privilegia mobilità e potenza di fuoco alla protezione. Da Global Mobilization DLC

MBT di terza generazione degli anni ’80-’90 (M1, Leopard 2, T-80, T-90, Challenger, ultimi Merkawa). Superano regolarmente i 600 mm di spessore equivalente della corazza frontale e sono, in linea di massima, molto meglio protetti dei modelli che li hanno preceduti, grazie a diverse innovazioni tecnologiche. Le corazze spaziate e composite sono la norma e riducono in modo considerevole le prestazioni delle armi anticarro con testata HEAT. Su diversi modelli, soprattutto russi, sono montati anche rivestimenti di corazza reattiva (ERA) per ridurre l’efficacia dei grandi missili anticarro. Molti di questi MBT, come M1A1, Challenger II e Merkawa III e IV, hanno dimostrato di essere grandi incassatori sui campi di battaglia: i tipici missili anticarro da fanteria e da veicolo hanno difficoltà a perforarne la corazza frontale, ma ma risultano comunque vulnerabili agli attacchi dall’alto e sui fianchi. Diversi tra i veicoli di ArmA base appartengono a questa generazione.

Il momento dell’impatto di un ATGM russo AT-13 Metis M sulla torretta di un M1A2 Abrams. In questo caso il mezzo non ha riportato danni rilevanti. Per il tiratore sarebbe stato meglio cercare di colpire il fianco, nella parte arretrata dello scafo, che è meno protetto

MBT di nuova generazione degli anni 2000 ed oltre (T-14 Armata, Type-10). Visto che il peso ha raggiunto livelli limite, superiori alle 60 tonnellate, gran parte delle innovazioni riguardano i materiali delle corazze, e la progettazione degli scafi con l’equipaggio al centro del mezzo, in posizione molto protetta. Vengono introdotti inoltre sistemi di protezione attiva del veicolo, che consentono di ostacolare le armi anticarro su 360°.

È sempre importante ricordare che i mezzi possono essere aggiornati, aumentando drammaticamente la loro efficacia in combattimento (e quindi anche la protezione). Per esempio un T-72B3 del 2015 è molto più affine ad un T-90M che ad uno dei primi T-72, con il quale ha in comune soltanto il nome. Lo stesso si può dire per molti altri modelli, quindi conoscere l’esatta versione è essenziale per valutare al meglio la minaccia

3.5 I PUNTI VULNERABILI DI UN MEZZO CORAZZATO
Per mettere fuori combattimento più facilmente i mezzi nemici (e proteggere i propri) è importante ricordare che ci sono aree più vulnerabili in tutti i veicoli da combattimento. Alcune, che sono ben rappresentate anche in ArmA, possono essere prese di mira, soprattutto a distanza ravvicinata e sono elencate di seguito (vedi sopra nel modello di danneggiamento).

I cingoli sono una parte vulnerabile di tutti mezzi e possono essere distrutti da un colpo a segno con qualunque arma pesante e dal fuoco continuate dei cannoni automatici da 25-30 mm. Per i mezzi più leggeri può bastare anche una mitragliatrice pesante. Lo stesso si può dire per i veicoli ruotati, i cui pneumatici possono essere anche vulnerabili ai proiettili delle armi portatili. Nella maggior parte dei casi ogni gomma di un veicolo pesante può incassare almeno una ventina di 7,62 mm prima di perdere efficienza. Con le mitragliatrici da 12,7 sono sufficienti 3-4 colpi a segno per ottenere lo stesso risultato.

Un veicolo da ricognizione Strider (Fennek) messo fuori combattimento solo dal fuoco di una mitragliatrice media Navid da 9,3 mm. Anche se lo scafo non è perforabile che da molto vicino, i proiettili hanno rotto i vetri blindati e ucciso l’equipaggio, oltre a distruggere le ruote

Le torrette telecomandate di piccole dimensioni, presenti su alcuni IFV e su molti MBT possono essere vulnerabili anche al fuoco delle mitragliatrici da 12,7 mm

Il vano motore posteriore degli MBT è un punto critico. Anche un centro con un lanciarazzi leggero può portare all’arresto del veicolo

Se possibile è sempre meglio colpire il fianco più che la parte frontale del veicolo, anche con un bersaglio messo di tre quarti. Sul fianco le aree posteriori sono spesso più vulnerabili del resto del mezzo.

I vetri blindati e le porte di accesso dell’equipaggio sui veicoli leggeri sono aree vulnerabili con una protezione sensibilmente inferiore allo scafo.

Se possibile vale sempre la pena colpire i veicoli con corazze reattive ERA o SLAT nei punti in cui queste sono state danneggiate per smantellarle e colpire lo scafo. È possibile usare anche armi più leggere o HE per danneggiare le corazze e poi impiegare una testata HEAT per “aggredire” lo scafo.

Un MBT di esempio (T-72B) con le aree più vulnerabili, che sono replicate anche in ArmA: 1 cingoli e treno di rotolamento; 2 arma principale; 3 mitragliatrice telecomandata del capocarro; 4 lato posteriore della torretta; 5 lato posteriore dello scafo e retro con vano motore. Fonte: da wikipedia, modificato dall’autore.
3.6 Un MBT M1A2 sta per essere colpito da un razzo RPG-26 lanciato da un soldato alle spalle del mezzo. Un colpo a segno come questo, anche se non distrugge il veicolo, può mettere fuori uso la turbina e danneggiare i serbatoi, immobilizzando il carro.

3.6 SISTEMI DI PROTEZIONE
Per non essere colpiti i moderni veicoli corazzati ricorrono ad una serie di sistemi di auto-protezione. Tra questi vanno citati i lancia fumogeni, che diffondono di fronte al veicolo una barriera di fumo, spesso efficace anche contro i visori termici, che dura qualche decina di secondi. Se il mezzo è in movimento può superare la barriera di fumo, quindi l’approccio più efficace è impiegarla da fermo o arretrando. Normalmente i lancia fumogeni sono attivati solo da capocarro con il comando C e consentono solo due lanci.

Impiego dei lanciafumogeni da parte di un M2A2 Slammer (Merkawa IV) – quello a sinistra –  in risposta ad un attacco con ATGM Metis ed RPG

Per fornire una maggiore consapevolezza della situazione può essere presente un sistema di allarme laser LWR (Laser Warning Receiver) che avverte l’equipaggio quando il veicolo è illuminato da una sorgente laser nemica e ne fornisce la direzione sul display della situazione. In arma è rappresentato da un display attivabile con il comando ] che rappresenta il pannello sensori degli aerei.

Un approccio innovativo e recentissimo alla protezione dei veicoli si affida ai sistemi di difesa attiva APS (Active Protection System), come il Trophy israeliano, che utilizzano un radar a corto raggio per tracciare missili, razzi e proiettili lenti in avvicinamento e colpirli rapidamente con apposite munizioni poco prima dell’impatto. In alcuni casi l’APS può anche segnalare la direzione dell’attacco e girare la torretta sul rilevamento. Al momento in ArmA questi sistemi sono disponibili solo con la mod APS Drongo, nella cui pagina è presente una buona documentazione. Il sistema è completamente automatico, sempre attivo, l’affidabilità è buona (ogni arma ostile ha almeno il 50% di essere intercettata) e può avere fino a 5 cariche difensive.

Un MBT T-14 Armata russo di nuova generazione, dotato anche di un sistema di protezione attiva (in ArmA simulato con la mod APS Drongo)

3.7 CONSIDERAZIONI SULLA VULNERABILITÀ DEI CARRI DA BATTAGLIA
L’impiego di tutte queste tecnologie di protezione può rendere a volte frustrante la lotta agli MBT, anche con armi moderne. E’ importante però ricordare di nuovo che, anche senza distruggere il mezzo nemico, un buon numero di colpi a segno può danneggiarlo a sufficienza da metterlo fuori combattimento per un bel pezzo (mission kill – in questo caso in ArmA l’equipaggio AI può abbandonare il veicolo). Carro fermo = carro morto: un mezzo con i cingoli danneggiati o il motore fuori uso non può muoversi e può essere aggirato e colpito sui fianchi ed il retro più facilmente. Se viene neutralizzato l’armamento principale, inoltre, il mezzo perde gran parte della sua utilità sul campo di battaglia. Anche armi non troppo pesanti possono ottenere qualche risultato contro un MBT moderno: cannoni automatici da 30 o 40 mm con munizioni AP, lanciarazzi e missili, anche leggeri, possono danneggiare i cingoli e alcune componenti della torretta. E’ quindi importante non perdersi d’animo e riversare sul mezzo nemico la massima potenza di fuoco combinata, anche con sistemi d’arma che non sono ideali. Ma è anche essenziale ricordare che solo i cannoni da 120 e 125 mm e gli ATGM più pesanti possono ingaggiare con successo un MBT moderno nell’arco frontale. Per evitare duelli prolungati e dall’esito incerto è meglio sorprendere l’avversario sul fianco o attaccare da due angolazioni diverse in modo da poter colpire una parte più vulnerabile del veicolo.
Oggi le armi anticarro sono distribuite ad ogni livello e anche sistemi trasportabili dalla fanteria possono essere molto efficaci contro i veicoli più protetti (Mini Titan/Spike, Javelin, Metis), se colpiscono sui fianchi o il retro e se concentrano il fuoco di più armi. Ma è anche vero che a causa dei visori termici dei veicoli, in grado di individuare facilmente le fonti di calore, è più difficile che in passato mettere a segno un’imboscata o nascondere bene le unità. I cannoni e i lanciagranate automatici presenti sugli IFV che accompagnano i carri, inoltre, possono neutralizzare una squadra anticarro sorpresa allo scoperto in pochi secondi.

Lancio di un missile anticarro Javelin (da RHS) da un operatore nascosto. Anche armi moderne come queste emettono un po’ di fumo al momento del lancio che il bersaglio può utilizzare per individuare la posizione del tiratore. Con un visore termico non è difficile vedere l’operatore nascosto e il picco di calore del missile lanciato.

Puntata successiva: il ruolo dell’equipaggio

NOTA IMPORTANTE:
Questa guida è ottimizzata per i mezzi di ArmA III base e per quelli della serie RHS – www.rhsmods.org
I veicoli di ArmA III base sono tutti mezzi esistenti e operativi, oppure versioni ipotetiche e migliorate degli stessi (BTR-K, per esempio). Per questo nelle didascalie è indicato il nome del mezzo reale tra parentesi. Esempio: M2A2 Slammer (Merkawa4)

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