Ogni volta che mi capita di effettuare un CAB (o Corso di Addestramento Base) per allineare le nostre reclute alle procedure che utilizziamo, io e gli altri tutor ci soffermiamo molto sull’importanza operativa del saper mantenere la propria posizione all’interno di una formazione assegnata.

Perché? Perché possiamo intendere le formazioni come un unico corpo in movimento. Ogni unità, ovvero ogni elemento della stessa, sa come muoversi, dove muoversi e perché farlo, in qualsiasi istante, sotto qualsiasi condizione, sotto ingaggio o meno. Ciò, ovviamente, va di pari passo col conoscere il proprio ruolo e la propria numerazione all’interno della formazione stessa Rispettare la procedura garantisce la sopravvivenza e la copertura (anche reciproca) del dispositivo o di altre unità alleate nelle vicinanze.

Poco sopra mi sono riferito alla formazione, accostandola all’immagine di un corpo in movimento. Questa è l’immagine più immediata per far capire cosa succeda e come reagisca un corpo agli stimoli che riceve dall’esterno. Pensate, ad esempio, di trovarvi in una situazione per cui dovete reagire ad un pugno sferrato contro di voi: in un solo istante, vengono coinvolti muscoli ed organi, che, in reazione allo stimolo, cooperano all’unisono per affrontare la minaccia.

Ebbene, la formazione altro non è che un corpo che, a seconda dello stimolo che riceve o che l’attiva (come si dice in gergo), reagisce in modo dinamico. Questo, però, se e solamente se ogni elemento della stessa sa come comportarsi. Potreste mai immaginare un corpo che, vedendo arrivare un pugno, rimanga fermo? Certamente no. Questo perché gli occhi percepiscono la minaccia ed il cervello elabora le informazioni necessarie a reagire.

Esattamente come in questo caso, anche la formazione, con tutti gli elementi che effettuano le coperture assegnate anche e soprattuto in base al proprio ruolo, è in grado di reagire alle minacce. Può anche mutarsi in un’altra formazione più offensiva, o in una che consenta un avanzamento più rapido, ad esempio nella fitta boscaglia. Alla base di tutto c’è un elemento imprescindibile: il coordinamento tra TL e singole unità. Queste, una volta apprese le istruzioni, si muovono indipendentemente l’uno dall’altro, ma all’unisono se considerati all’interno della formazione.

È importante mantenere una buona formazione proprio, perché la sopravvivenza di tutta la squadra dipende dall’affiatamento della stessa, dal rispetto dei propri ruoli e delle proprie coperture. Fondamentale è poi la comprensione di diversi fattori, uno tra tutti, il terreno di azione, che detta, per così dire, le regole del gioco.

Cosa accadrebbe, invece, se una formazione diventasse disordinata?

Sicuramente, verrebbe meno la copertura reciproca degli elementi del dispositivo, con conseguente “corsa ai ripari” delle singole unità. Queste cercherebbero, in modo disordinato, un punto in cui andarsi a coprire, distanziandosi, magari, molte decine di metri dai loro coppi. Si perderebbe dunque, l’utilità e la funzione stessa della formazione.

La formazione perderebbe la capacità di reagire in modo coordinato e sincrono alla minaccia, generando, quindi, fuoco non utile o, peggio, disordinato. Non solo si rischierebbe di non colpire o “fissare” l’eventuale minaccia, ma persino di colpire eventuali unità alleate nelle vicinanze e non più in vista (il celebre “fuoco amico”).

Risulta ben evidente, quindi, che il mantenimento della formazione è di vitale importanza per la riuscita di un movimento ben coordinato e di azioni altrettanto efficaci e coordinate, anche con altre squadre sul campo. Va anche detto, però, che, affinché le formazioni sortiscano il loro effetto, è necessario che ciascuno degli elementi della formazione stessa, sappia perfettamente cosa fare e come comportarsi.